Speedway Story / Da King’s Oak (1928) ai world champions Lionel Van Praag, Jack Milne. Da Tommy Price ‘Sir Wembley 1949’ al winner motore GM di ‘Charlie Brown’…


Back goes to Terenzano. Ricordando lo svedese Ove Fundin vinse ben 5 titoli iridati,  il neozelandese Barry Briggs quattro, il fantastico danese Ole Olsen tre e soprattutto ‘lanciò’ Hans Nielsen ben 22 volte campione del mondo. Tutto questo ci racconta Michele Guerra, il nostro apostolo dello speedway che, aspettando il prossimo appuntamento mondiale a Terenzano ( Friuli) ci regala questa SPEEDWAY STORY MONDIALE, titolando “SPEEDWAY GRAND PRIX D’ITALIA: BACK GOES TO TERENZANO”, dove si correrà il prossimo 25 settembre la “10th Speedway Grand Prix Series”.



<< TERENZANO (Udine) – Attesissimo ritorno sulla pista friulana di Terenzano di una competizione del campionato del mondo individuale di speedway con il Grand Prix d’Italia, decima prova della massima espressione della pista ovale. Eccezionale evento motociclistico di carattere mondiale in programma sabato 25 settembre prossimo con inizio alle ore 20, per una notte Terenzano si fregerà del simbolo di capitale d’Europa.

 

Quando manca poco meno di un mese dalla fatidica data in programma del Grand Prix  d’Italia di speedway, ripercorriamo la strada con un po’ di cronistoria, per quanti non dovessero conoscere ancora per poco questa spettacolare quanto straordinaria specialità motociclistica, fino al cammino del 2010 dei Grand Prix che ci porterà a raggiungere Terenzano.

 

Partendo dall’idea di vedere in un futuro più immediato possibile che anche lo speedway  possa avere il giusto interesse che meriterebbe da parte di federazioni e sponsor importanti, la cui spettacolarità è di gran lunga superiore a quella di altri eventi che riempiono le tv e le riviste di grossa tiratura nel nostro paese, diversamente da quanto accade nel Nord Europa.

Iniziando con la domanda ‘Che cos’è lo Speedway?’, la definizione ufficiale parla di una “gara di velocità su pista piana in terra battuta, di disegno ovoidale con due rettilinei paralleli e due curve”. Definizione che non riesce a dare minimamente la vera immagine dello speedway, dove sport e spettacolo si fondono in un insieme per dare vita a una disciplina fra le più emozionanti ed esaltanti del motociclismo.

Pensiamo di essere alla guida di una potentissima moto di 500cc su una strada sterrata a circa 120 km/h e dover curvare a sinistra con il fondo molto scivoloso, quando improvvisamente si rompono i freni e si blocca il cambio! Che fare??? Possiamo gettarci a terra oppure, come fanno i virtuosi dello speedway, piegare la moto fino a toccare terra  in modo da fare incominciare la scivolata, quindi accelerare ulteriormente perché la ruota, nel movimento in derapata, riesca a bilanciare la forza centrifuga che tende a portare all’esterno verso la staccionata, quindi raddrizzarla e cercare di uscire dalla curva alla maggior velocità possibile. Così per la durata di quattro giri dove un rettilineo si alterna a una curva, in un carosello infernale dove l’uomo e la macchina non possono avere alcun momento di distrazione, dove l’errore non è possibile altrimenti lo si paga molto caro, anche a rischio della vita.

Su delle piste ovali che misurano mediamente attorno ai 360 metri, si disputano manche molto brevi, circa di 60” con partenze da fermo; il pubblico che vede tutto rimanendo fermo nella stessa posizione per tutta la durata della competizione, riesce a capire tutto grazie a dei programmi di gara forniti dagli organizzatori che fanno di questo sport uno dei più seguiti in molte nazioni per il suo gioco insuperabile nella sportività pura, nelle emozioni e nell’’enormità dell’impegno che richiede.


La storia dello speedway ci porta alle sue prime evoluzioni nelle immense spiagge dell’Ovest degli States agli inizi del  Secolo scorso dove uomini e moto si confrontavano con il piede sinistro per terra, successivamente passato per l’Australia dove venne perfezionato negli Anni ’20 per poi approdare in Inghilterra. Per gli inglesi pensare di affrontare una curva sopraelevata ad oltre 100 km/h era una cosa da non lasciar perdere, e molti appassionati di motociclismo rimasero da subito affascinati da questo nuovo sport.

 

Dopo un primo tentativo nel ’27 fatto con molto pressapochismo, i piloti giravano nel senso inverso; la prima gara ufficiale si disputò a King’s Oak il 19 febbraio 1928 con la presenza di ben 30.000 spettatori. Le prime piste crebbero come funghi nelle varie località oltremanica e nel 1929 venne istituita la BSPA (British Speedway Promoters Association) Lega Britannica dello Speedway che diede vita ad un vero campionato fra club come il nostro calcio.

Questo circuito esiste tutt’oggi ed è la base portante dello speedway inglese; il titolo di Lega Britannica è secondo solo al titolo mondiale individuale. L’esplosione dello speedway in Inghilterra fece si che altre nazioni si interessassero a questo spettacolare nuovo sport, la specialità approdò così negli stati del nord Europa per poi passare nel continente dove ha avuto e ha tutt’ora un notevole seguito.

Visto il successo della specialità in molte nazioni, la FIM (Federazione Internazionale Motociclismo) istituì sin dal 1936 il campionato del mondo individuale strutturato come un torneo di tennis con le gare di qualificazione, semifinali e finale unica sino al 1994 quando, come in tutte le altre specialità vennero introdotti i Gran Premi. Il primo campione del mondo fu l’australiano Lionel Van Praag  mentre nel ’37 furono i piloti statunitensi ad avere la supremazia tanto da occupare i primi tre posti del podio e vincere con Jack Milne.



Dopo la Seconda Guerra Mondiale il campionato iridato riprese nel 1949, quando le file dei piloti furono ricostruite, e anche in questa gara ci fu un strapotere, inglese questa volta, con la vittoria che arrise a Tommy Price davanti a ben 93.000 spettatori che gremivano il mitico stadio Wembley. Furono poi gli anni dei piloti australiani e neozelandesi a dominare la scena mondiale finchè non apparvero due piloti che diedero con la loro presenza un’immagine indelebile a questo mondiale.

Il primo grandissimo pilota fu lo svedese Ove Fundin vincitore di cinque titoli iridati e inventore di uno stile dove la velocità subentrava alla spettacolarità della derapata che frenava molto la moto.
E’ stata questa la svolta, come stile di guida, che ha portato lo speedway dal tempo dei pionieri a quello moderno.


               
Il secondo grandissimo pilota è stato il neozelandese che ha lasciato un solco profondo nella storia delle finali iridate è Barry Briggs vincitore di quattro titoli mondiali al quale avviciniamo il fantastico danese Ole Olsen vincitore di tre titoli iridati nello speedway ed impareggiabile nel diffondere la specialità nel suo paese creando una scuola dalla quale sono usciti campionissimi del valore di Hans Nielsen, vincitore di ben ventidue allori mondiali dei quali quattro nell’individuale.   

 

                                  
Oltre a Nielsen dalla magica scuola di Vojens, diretta da Olsen, sono usciti grandi piloti come lo sfortunato Eric Gundersen vincitore di cinque titoli individuali , Jan Pedersen , Tommy Knudsen e tanti altri che hanno dominato in tutte le piste del mondo dalla metà degli anni ’80 alla metà degli anni ’90.
Un altro grande pilota è stato lo statunitense Bruce Penhall vincitore di due titoli iridati 1981-’82, ritirandosi campione in carica per dedicarsi al cinema. Dal 1995 con la fine del periodo della finale unica e l’introduzione del Gran Premio dello speedway mondiale è iniziata una nuova era con l’entrata nel mondo della derapata della BSI (Benfield Sport International), oggi IMG.

Nel 2000 lo speedway è migliorato notevolmente come immagine, come sponsor e come promozione visto che queste gare vengono trasmesse in diretta in quattro nazioni (Inghilterra, Polonia, Danimarca e Svezia) e in altre 110 in differita Italia compresa.
Da quando si disputano gli Speedway Grand Prix il miglior pilota in assoluto è stato lo svedese Tony Rickardsson con cinque titoli mondiali, sei con quello vinto nel ’94, mentre hanno raggiunto l’alloro iridato nel ’95 ad oggi il danese Hans Nielsen, gli statunitensi Billy Hamill ’96 e Greg Hancock ’97,     

                                             
L’inglese Marc Loram nel 2000, l’australiano Jason Crump nel 2004, 2006 e 2009 e il danese Nicki Pedersen  2003-2007.
I piloti italiani non sono mai riusciti a vincere il mondiale ma il nostro pilota più titolato, Armando Castagna, ha partecipato a cinque finali mondiali, nel ’90 a Bradford si classificò in ottava posizione, e ha partecipato ai Gran Premi nel 1998 grazie al titolo di Campione Continentale conseguito nel 1997 nell’indimenticabile notte magica di Lonigo.
Virtualmente Castagna è stato campione del mondo nella finale mondiale a coppie del ’92 sulla pista Santa Marina di Lonigo, in cui l’Italia si piazzò al quarto posto subito dietro al podio formato dagli Stati Uniti campioni, Gran Bretagna e Svezia.

In quella occasione l’Armando Nazionale totalizzò il miglior punteggio individuale.
Se non abbiamo mai vinto titoli iridati mondiali con i piloti, lo speedway italiano si riscatta abbondantemente a livello tecnico con il motore GM, ideato e costruito dal cinque volte campione italiano Giuseppe Marzotto, meglio conosciuto come ‘Charlie Brown’, vincitore di ben oltre 40 titoli mondiali dal 1983 ad oggi >>.

EXTRATIME by SS/ TO BE CONTINUED…, è stato il pensiero finale di Michele Guerra, E noi aspetteremo perciò il ‘suo speedway’ su questo schermo, comprese le sue precisazioni didascaliche relative alla fotogallery e ai piloti in sequenza ‘tandem’. Sempre per la serie ‘to be continued’. 



Michele Guerra
www.polesinesport.it