Thank you dottor Modonesi, by Piero Carnacina


Ciò che segue avrebbe meritato la sua giusta location nella rubrica ‘Mail & Fair Play’. Invece il dottor Modonesi raccontato da Piero Carnacina, non è solo un tributo alla persona, ma alla trascendenza, e come tale lo colloco in questa rubrica ‘Memoria & Futuro’.

Questa la mail di Piero Carnacina, il giorno dopo che domenica 13 dicembre ci eravamo salutati a Porto Tolle per la Festa di DELTA RADIO, due battute veloci mentre sul parquet del Palazzetto dello sport stavo partecipando alla partita di Calcio a 5 tra ‘Inviati/Redazione Delta Radio’ e le ragazze del Granzette: “Ciao Sergio,
Ti invio questo mio ricordo di un personaggio che ha fatto la storia di
Scardovari. Il dott. Ettore Modonesi  originario di Papozze, cugino di mio papà. Non so
se hai avuto occasione di conoscerlo, un grande personaggio, un grande
appassionato e conoscitore di calcio.
Un saluto  Piero Carnacina - e buon Natale a te e famiglia”.

L’ho letto, il Modonesi – testo by Carnacina ( eccoli immaginati assieme nel foto kit), con la convinzione di ritrovarmi di fronte a qualcosa di speciale. Perché ( e salto i complimenti all’allenatore Piero), di Piero conosco la sua umanità più da ‘parroco di campagna’ che da allenatore. Quella ‘profondità morale’ che lui ha sempre testimoniato su quel ‘grande prato verde dove nascono speranze’ che è il campo di calcio e dintorni.

E devo dire che ho avuto la fortuna di approfondire e raccontare la ‘Storia di Piero’ sul mio primo Polesine Gol, così come ho avuto la fortuna di leggermi il suo libro ‘Un anno vissuto intensamente’ nel quale c’è l’anima di quel campionato di Promozione 1988/89 giocato col suo Scardovari. Erano 70 pagine da libro cuore.

Per questo quando leggo qualcosa di Piero Carnacina mi aspetto sempre qualcosa di ‘metafisico’, anche quando racconta fatti quotidiani o di gioventù. Mi era già successo quando ho letto il suo racconto ‘La notte nel canneto’, e devo dire che stavolta Piero Carnacina è andato oltre. Come è nelle sue ‘corde’ peraltro, passando dal metafisico al trascendentale.

Per questo, pur potendolo fare per mie personali coincidenze specifiche col fatto raccontato da Piero, non ‘ambientalizzo’ troppo il ‘suo vissuto.

Dico solo che a Bagnoli, là dove lui ha ‘incontrato’ il dottor Modonesi e dove lo Scardovari acquisì il diritto di salire in Eccellenza, c’ero anch’io. Come cronista de Il Resto del Carlino, come lo ero stato a dicembre 1990 quando ancora il suo Scardovari stava ‘soffrendo’ nel derby contro il Donada di Scabin e in campionato. Ricordo soltanto che il cavalier Mario Rosestolato mi aveva detto che Piero Carnacina, l’allenatore, non era a rischio. “ Con Piero allenatore il rapporto è speciale e va al di là dei risultati – mi disse patron Mario presidente dei pescatori- “ Però non passo a ‘Memoria & Futuro’ la mia cronaca di quella partita ( sarebbe giusto per onorare i protagonisti dello Scardovari e del Donada che vinse ma rimase in Eccellenza per non aver vinto lo spareggio che la ristrutturazione dei campionati gli imponeva contro un’altra vincente di girone).

Ripeto, la storia di Piero Carnacina ha del trascendentale. A metà strada tra l’onirico dei film di Federico Fellini e le storie di Michelangelo Antonioni girate nel delta del Po, dove il lirismo di Visconti e di altri registi, come l’ultimo Mazzacurati, ha trovato personaggi e tipi di vita di una ‘umanità’ che trascende la realtà, materializzando la speranza fors’anche attraverso quei sogni che là dove le acque del Po si quietano nel mare dell’Adriatico si confondono nella linea dell’orizzonte, tra il chiaroscuro di due azzurri quasi uguali ma appena diversi. Perciò , la trasmetto a ‘futura memoria’, corredandola a conferma con l’articolo che ho scritto poi il 22 maggio 1991, dopo quel salto in Eccellenza per lo Scardovari, e ve la trasmetto a seguire in modo integrale. Eccovi quindi, nient’affatto ‘zivago’ romanzato ma trascendente, ‘IL DOTTOR MODONESI’ by Piero Carnacina.

<<Maggio 1991, ultima partita del Campionato di Promozione o per essere più precisi, spareggio in quel di bagnoli ( Pd) fra la mia squadra ( alleno lo SS SCARDOVARI) ed il Noventa Vicentina, per l’aggiudicazione dell’ultimo posto utile per ottenere il passaggio alla categoria superiore “ECCELLENZA”.

Siamo tutti molto contenti, visto che al termine dell’andata eravamo relegati al penultimo posto in classifica, ma con un girone di ritorno indimenticabile ( 15 gare senza sconfitte) siamoi riusciti ad agganciare il Noventa Vicentina al 7° posto in classifica in modo , in modo da poterci giocare tutto in una gara.

Va bene così, come al solito sarà il campo a dare il verdetto definitivo, ci avviciniamo al giorno della partita consci di aver già fatto molto, anzi moltissimo e che questo ultimo atto comunque dovesse andare non pregiudicherà la nostra splendida cavalcata.

Io, ansioso per indole nei giorni che precedono gare importanti, riesco ad arrivare al momento delle partite abbastanza sereno, conscio che il mio ruolo di allenatore prevede che debba riuscire a trasmettere questo mio stato d’animo alla squadra.

Siamo in campo, do la formazione, i ragazzi si cambiano ed escono per il riscaldamento dopo le ultime raccomandazioni di prassi. Li accompagno, ma poi, non so per quale ragione, torno nello spogliatoio: si gioca alle 14,30 e adesso sono le due o giù di lì. A Bagnoli, come in tanti altri campi, gli spogliatoi sono collocati sotto la tribuna e vi si accede dall’esterno attraverso una grande porta posta al centro della stessa tribuna, da un lato lo spogliatoio del Noventa , dall’altro lato il nostro.

Rientro dal campo verso questa specie di sottopassaggio, quando improvvisamente in controluce mi si para davanti una figura, ho un attimo di smarrimento. La figura, l’aspetto, il modo di avanzare verso di me sono familiari, mi sento pervadere da un brivido. Mio padre??, potrebbe anche essere direte voi; no non può, dato che è mancato 4 anni fa.

Mi riprendo, mi avvicino, metto a fuoco l’immagine, è lo ‘zio’ dott. Ettore Modonesi, cugino di papà, ma che io ho sempre chiamato ‘zio’.

Ex medico condotto per lunghi decenni a Scardovari, dove è ricordato da tutti con grande affetto. Scardovari paese di confine e come tutti i luoghi di frontiera i sentimenti delle persone sono estremi: o sei grandemente amato o grandemente odiato, niente mezze misure.

Lui è stato e sarà sempre grandemente amato. Ora, in pensione, è tornato ad abitare a Rovigo vicino ai propri figli.

Cosa ci fa qui , è sì sempre stato un grande tifoso dello Scardovari , nel passato era una presenza costante alle nostre gare, ma è da più di un anno che non lo si vedeva anche perché è stato operato a cuore aperto.

Ha 75 anni, assomiglia molto a papà, col passare degli anni poi, le similitudini si sono accentuate.

Da qui il mio disorientamento iniziale, mi avvicino, lo saluto, mi saluta, non gli chiedo perché è qui, è sottinteso. Scambiamo solo poche frasi, come abitudine della nostra stirpe ( pochi convenevoli).

Ma dentro mi succede qualcosa, una certezza mi pervade (OGGI SI VINCE).

Sarà un caso, ma è stato così, abbiamo visto e abbastanza facilmente, la nostra tranquillità è stata l’arma in più.

E’ stata l’ultima volta che ho visto lo ‘zio’ dott. Ettore Modonesi, anche lui dopo un paio d’anni ci ha lasciati, ma quando penso a lui, è a quell’attimo, a quella figura in controluce in un pomeriggio di calcio, che ritorno>> . Written by Piero Carnacina.

Ed eccovi il mio ‘relativo’ articolo scritto il 22 maggio 1991 per il Resto del Carlino, che titolava “Pescatori in Eccellenza” e col sottotitolo “Scardovari, uno sprint favoloso”.

 

<< Solo 10 punti nel girone d’andata e ben 21 nel ritorno.

Dieci punti all’andata, ventuno al ritorno. In una specie di <<Lascia o Raddoppia>> lo Scardovari ha ritrovato se stesso proprio quando il <giocattolo> del presidente Mario Rosestolato sembrava essersi rotto.

Altre società avrebbero cambiato sicuramente l’allenatore in quei tempi di magra. Nio ci siamo analizzati fino in fondo – puntualizza il presidente Rosestolato -; se eravamo in piena zona retrocessione le cause non erano imputabili soltanto all’allenatore. Carnacina lo conoscevamo bene , come conoscevamo bene i giocatori e l’ambiente societario. Era un problema che coinvolgeva tutti e tutti dovevamo concorrere a risolverlo.”

Distante due passi, ma sulla stessa lunghezza d’onda, il mister Piero Carnacina andava in flash back: << Si può dire che è stata la sconfitta al 92’ contro la capolista, a Donada, che ci ha dato la convinzione delle nostre forze. La conferma è poi arrivata contro la Villanovese. Abbiamo ritrovato serenità e convinzione di essere molto più forti di quello che la classifica dimostrava. Da allora bisogna anche dire che certe cose che prima ci andavano storte , cominciavano ad andare per il verso giusto: ad Adria abbiamo vinto pur essendo scesi in campo con una formazione un po’ rabberciata, ma trovando anche la considerazione dei tifosi granata di non aver alla fine rubato nulla. L’inversione di tendenza – continua Carnacina – si è poi consolidata fino a portarci, dopo il pari nell’ultima di campionato col Donada, allo spareggio col Nova Gens per il salto in Eccellenza. In questo spareggio i miei ragazzi sono stati micidiali a sfruttare le occasioni per il doppio vantaggio; poi abbiamo amministrato la partita>>.

Al termine del match vittorioso il ds Riondino era stremato ma soddisfatto. Chi si ricordava più delle richieste alla Figc veneta d’inizio settimana di disputare lo spareggio in campo neutro ad Adria o a Chioggia, per una questione di equidistanza. D’altra parte i < pescatori > non ne avevano fatto un cruccio eccessivo: la decisione di Bagnoli era stata accettata quali < uomini di sport >.

E domenica sera sul Delta del Po, a Scardovari , i fumogeni dei calienti supporters gialloblù e l’euforia per il salto in Eccellenza hanno quasi fatto l’alba: era lì la festa.

Il prossimo campionato ? “ Per una questione di orgoglio – precisava nel prepartita il presidente Rosestolato – sono sempre esperienze che vale la pena di correre. Che poi si debba retrocedere è sempre tutto da vedere ”. >>

Sergio Sottovia

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