Viaggio nella Storia, a San Lorenzo in Banale tra “I Borghi Più Belli d’Italia”/ In “Reunion Mondiale” con tanti discendenti delle famiglie Sottovia, grazie ad Annarosa ‘cicerone’ con Hector Guillermo da Buenos Aires


Qualche mese fa ho visto un reportage della RAI girato a San Lorenzo in Banale perché per el sue bellezze storiche è considerato tra “ I Borghi Più Belli d’Italia”.

Mai avrei pensato che pochi giorni dopo mio nipote Roberto mi ‘convocasse’ per partecipare ad una ‘reunion’ con tanti discendenti delle famiglie SOTTOVIA convocate dalla padovana Annarosa Sottovia proprio a San Lorenzo in Banale anche per festeggiare la visita di Hector Guillermo Sottovia la cui famiglia è partita per l’Argentina proprio dal piccolo paese del Trentino.

Come peraltro diverse famiglie convenute per la ‘Reunion Sottovia’ e guarda caso originarie di San Lorenzo in Banale dove tuttora le famiglie Sottovia sono numerose e ...ritrovatesi a tavola al Ristorante da Erika per scambiarsi tanti amarcord immortalati in video e in foto ‘con tanta emozione’ da parte di tutti e in particolare da Hector Guillermo Sottovia, arrivato da Buenos Aires con moglie e figlio Matias.

Tutto questo organizzato da Annarosa in collaborazione coi...tutti i locali Sottovia ancora residenti nel paese certificato tra “I Borghi Più Belli d’Italia” , dove ci ha accompagnata insieme in visita familiare e turistica assieme all’indigeno’  Roberto Sottovia e a mio nipote Roberto , altro Sottovia come il sottoscritto , oltre che con Hector in trio family a Pergnano, la frazione dove è straordinaria la chiesa dei santi Rocco e Sebastiano.

Anche per questo oltre a raccontare in calce nel nostro tradizionale Extratime  le ‘emozioni e gli speciali amarcord-incroci’ emersi dalla confidenze tra le Famiglie Sottovia in ‘Reunion” ( ma sono collegate da tempo in chat e via internet) , vi propongo tout court la ‘certificazione reperita il loco’ , sul perché proprio San Lorenzo in Banale sia stato scelto dalla specifica associazione nazionale ed inserito tra “I Borghi Più Belli d’Italia” .

 

 

 

ANTEPRIMA NEWS ( by wikipedia)/ I BORGHI PIU' BELLI D'ITALIA

I borghi più belli d'Italia è un'associazione privata che promuove i piccoli centri abitati italiani che decidono di associarsi ad essa con una qualifica di "spiccato interesse storico e artistico".

Nata nel marzo 2001[2], su impulso della Consulta del Turismo dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), con l'intento di contribuire a salvaguardare, conservare e rivitalizzare piccoli nuclei e comuni, ma a volte anche singole frazioni, che, trovandosi al di fuori dei principali circuiti turistici, rischiano, nonostante il grande valore, di essere dimenticati con conseguente degrado, spopolamento e abbandono[3], inizialmente il gruppo comprendeva un centinaio di borghi, successivamente cresciuti fino a 349 nel 2023[1].

Nel 2012 l'associazione italiana è stata tra i soci fondatori dell'associazione internazionale Les Plus Beaux Villages de la Terre[4], un'organizzazione privata che riunisce in sé alcune associazioni territoriali promuoventi piccoli centri abitati di particolare interesse storico e paesaggistico.

 

 

 

PRIMA MAIN NEWS / San Lorenzo in Banale ( by wikipedia)

San Lorenzo in Banale (San Lorénz in dialetto trentino[4]) è un centro abitato del comune di San Lorenzo Dorsino, in provincia di Trento. Fa parte de I borghi più belli d'Italia.

Fino al 31 dicembre 2014 ha costituito, assieme alle frazioni di Moline, Deggia e Nembia, un comune autonomo, che al momento della sua soppressione contava 1.157 abitanti. I comuni confinanti erano Andalo, Calavino, Comano Terme, Dorsino, Molveno, Ragoli, Stenico e Vezzano.

 

 

 

STORIA

San Lorenzo in Banale fu luogo romano come dimostrano le numerose epigrafi e prediali rinvenute nella zona. Nel XII secolo venne costruito Castel Mani, rocca vescovile, e per i secoli successivi fino al 1800 la zona sarebbe rimasta sotto il potere del vescovo di Trento[5]. Con il 1815, dopo il congresso di Vienna, tutte le Giudicarie – e quindi anche il Banale – vennero ammesse alla contea del Tirolo; San Lorenzo e la zona circostante erano abbastanza famose nelle Giudicarie ottocentesche per la produzione di vini: "voi restate sorpreso trovandovi dei Riesling, dei Borgogna e dei Portoghese che credete originali, e sono invece indigeni!" nonostante nel Banale di quel periodo si fosse diffusa la fillossera causata dall'importazione di barbatelle da luoghi infetti.

Nel corso del XIX secolo il paese di San Lorenzo fu colpito da numerosi incendi che distrussero gran parte delle abitazioni. Di questi si ricordano in particolare quello di Pergnano[6] del 10 luglio 1868 e quello di Senaso[7] del 9 novembre 1868.

Il 1º gennaio 2015 è avvenuta la fusione dei territori comunali di San Lorenzo in Banale e Dorsino con la creazione di un nuovo ente territoriale di nome San Lorenzo Dorsino[8].

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CHIESA DI SAN LORENZO (San Lorenzo Dorsino) //// STORIA

IINTERNO DELLA NAVATA

FONTE BATTESIMALE/ La visita pastorale del 1580 registrò la presenza della chiesa curaziale a San Lorenzo in Banale sin da quel periodo. Fu solo dalla prima metà del XIX secolo che si iniziò ad ampliare il primitivo luogo di culto per poter accogliere il numero di fedeli che era aumentato. Verso la fine del secolo, su progetto di Antonio Rosa di Condino, venne realizzato l'ultimo intervento di questo tipo. Dopo di questo fu affidato nel 1896 ad Emilio Paor il progetto per un nuovo edificio, più ampio e rispondente alle necessità della comunità. La progettazione approvata in seguito fu quella di Mario Sandonà, e il cantiere venne aperto per l'esecuzione dei lavori. La benedizione della prima pietra fu celebrata il 31 maggio 1908 e la nuova chiesa venne edificata vicina alla precedente. Nel 1910, quando venne ultimata, l'edificio storico, ormai di proprietà comunale, fu utilizzato come sala teatrale, il teatro comunale di San Lorenzo in Banale.[1][2]

 

 

 

La solenne benedizione che aprì al culto la chiesa fu celebrata il 25 settembre 1910 mentre la sua consacrazione a San Lorenzo avvenne alla presenza del vescovo di Trento Celestino Endrici il 16 luglio 1927. Nello stesso periodo venne sostituita la copertura del tetto e alcuni anni dopo, nel 1934, venne elevata a dignità di chiesa parrocchiale.[1]

Quando era ancora in corso il secondo conflitto mondiale il pittore Metodio Ottolini ne decorò gli interni. Tra gli anni cinquanta e sessanta vennero realizzati alcuni interventi di restauro conservativo e verso la fine del XX secolo fu nuovamente rifatta la copertura di parte della chiesa, vennero messi a norma gli impianti e aggiornati gli arredi. L'ultimo ciclo di interventi si è concluso nel 2010.[1]

 

 

 

 

DESCRIZIONE

ESTERNO/ La chiesa con dedicazione a San Lorenzo si trova in località Prato, che era frazione di San Lorenzo in Banale quando questo era comune.[3] L'orientamento è verso nord-est. La facciata tripartita con parti laterali a salienti ospita il portale di accesso di struttura monumentale architravato e con lunetta affrescata. Sopra si apre il grande rosone che porta luce alla sala e, a rendere particolare il prospetto, cinque nicchie proco profonde con affreschi di Angelo Orlandi. Nella centrale l'immagine di San Lorenzo, il titolare.[1] La torre campanaria utilizzata dalla comunità è ancora quella della chiesa curaziale originale sconsacrata che si trova a breve distanza.

INTERNO / La navata interna è unica, divisa in due campate ed ampliata dalle aperture del transetto.[1] Nella sala, sul lato destro dell'arco santo, è presente l'organo della ditta Zeni.[4] La parte del presbiterio è leggermente elevata. Le volte, la cupola e il catino absidale sono arricchiti dalle decorazioni realizzate da Metodio Ottolini.[1]

 

 

 

 

SECONDA MAIN NEWS / CHIESA DI SAN ROCCO E SAN SEBASTIANO  ( a Pergnano, frazione di San Lorenzo in Banale)  ///

La chiesa dedicata ai santi Rocco e Sebastiano , situata a Sud Ovest del vecchio nucleo di case della frazione di Pergnano , colpisce il visitatore per la sua semplicità e per la finitura esterna in pietra a vista. Una prima cappella , che corrisponde all’attuale presbitero, fu edificata nella seconda metà del XV secolo e affrescata a cavallo del secolo successivo.  La chiesa fu poi ampliata nel 1580 con la costruzione della navata, della sacrestia e del campanile. L’edificio è orientato ad Est e non presenta un vero e proprio prospetto frontale in quanto si accede alla chiesa dal lato Sud attraverso un portale frontonato. 

Sullo stesso lato si trovano la torre campanaria a pianta quadrangolare con cella illuminata da quattro monofore e la sacrestia. La parete a Ovest è illuminata da tre finestre quadrangolari, mentre al Nord emerge il volume della cappella laterale. 

 

 

 

L’interno presenta una navata unica con volta a crociera. Sul lato sinistro si affaccia una cappella che ospita un interessante altare ligneo che, come si può leggere nella predella, fu fatto dorare dalla popolazione nel 1631 come ex voto in seguito alla grave epidemia di peste che stava imperversando in quegli anni nell’Italia settentrionale. La pala dell’altare , raffigurante la Madonna con Bambino e i santi Rocco e Sebastiano , è una pregevole opera seicentesca contemporanea alla realizzazione dell’altare e attribuita a Domenico Carpinoni ( 1566-1658) , pittore bergamasco esponente del manierismo internazionale e seguace di Iacopo Negretti, detto Palma il Giovane.

Il presbiterio, rialzato su un gradino , è interamente decorato a fresco. Le pitture sono attribuite a Cristoforo il Baschenis ( 1472-1520) , esponente di una famiglia di pittori itineranti bergamaschi molto operosi in quegli anni nelle Giudicarie e nelle valli limitrofe.

Sono state realizzate probabilmente tra gli ultimi anni del Quattrocento e i primi del Cinquecento. Pur rimanendo ancorato ai modelli dell’arte figurativa gotica, il pittore dimostra  di conoscere le nuove ricerche formali del Rinascimento lombardo.

 

 

 

La volta è divisa in costoloni decorati da cornici multicolori che rappresentano l’arcobaleno, ossia la fusione tra il mondo terreno e il mondo trascendente.

Al centro della volta è raffigurato il Cristo Pancreatore, mentre sulle vele sono disposti a coppie gli Evangelisti e di Dottori della Chiesa seduti su seggi. 

Sulla parete destra si trovano una Madonna in trono con Bambino , san Sebastiano e un altro santo, probabilmente san Giuliano l’Ospedaliere.

Nello zoccolo sottostante sono rappresentati i due santi titolari , san Rocco e san Sebastiano.

Durante i restauri condotti dalla Provincia di Trento nel 1994 sono stati riportati alla luce altri due interessanti affreschi realizzati sulle pareti Est e Nord. La suggestiva Crocifissione , dipinta sul fondo dell’abside, è armoniosa nelle sue parti. 

Le figure , caratterizzate da un tipico linearismo gotico, mostrano il tentativo del pittore di rendere una materia più viva, costituita di valori plastici e naturali.

I colori scelti , sui toni dell’ocra, rosso mattone e verde, restituiscono una scena di grande    effetto e le espressioni di disperazione sui volti della Maddalena e delle pie donne hanno un sapore estremamente moderno.

 

 

 

Sulla parete sinistra, invece, troviamo un’interessante Ultima Cena, purtroppo in parte compromessa dall’umidità. L’impianto segue gli schemi iconografici medievali: Cristo nel mezzo e glia postoli seduti ordinatamente dietro il tavolo che in questo caso è ovale per adattarsi meglio allo spazio della lunetta. Giuda è sempre rappresentato dalla bottega del Bascheris isolato sul lato opposto del tavolo, così come è raffigurato tradizionalmente nei dipinti medievali. Gesù ha appena dato ai suoi l’annuncio che uno di loro presto lo tradirà e sui volti degli apostoli seduti vicino a lui si legge lo stupore e lo sconcerto. 

Si riconoscono chiaramente l’apostolo Giovanni che, affranto, abbassa il capo e si fa consolare da Gesù e Pietro che, con un gesto di rabbia , stringe in mano un coltello. 

Giuda è raffigurato in vesti spoglie, senza il capo nimbato, con la barba scura a punta, gli occhi sbarrati e il naso aquilino : elementi che lo avvicinano allo stereotipo del giudeo traditore responsabile della morte di Cristo. Inoltre, egli è mostrato, secondo l’iconografia della cosiddetta Comunione di Giuda, nell’atto di ricevere il boccone di pane dalla mano di Gesù come narrato nel Vangelo di Giovanni ( 13,24 ).

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LA CHIESA DEI SS. ROCCO E SEBASTIANO///  ( TESTO sui RESTAURI , a cura di Illeana Ianes restauratrice e di Beniamino Chistè architetto ) 

Fu eretta nella seconda metà del secolo XV ed eseguita in muratura di sassi, calce e sabbia, con le pareti interne intonacate; presenta due campate con volta a crocera divise da un arco in pietra  a sesto ( foto 3 e 3). 

Solo le pareti e la volta dell’abside sono state dipinte , con raffigurazioni ed affresco – presumibilmente a cavallo dei secoli XV  e XVI  - eseguite dal pittore bresciano Cristoforo II° Baschenis ( ca. 1472 – ante 1532)  componente di una famiglia di pittori operanti per quattro generazioni nelle Giudicarie.

 

 

 

Come per altre chiese dipinte dal Baschenis, l’iconografia della volta raffigura il Padreterno Pantocreatore  circondato dai quattro Dottori della Chiesa: S. Girolamo, S. Gregorio, S. Agostino, S. Ambrogio ed i quattro Evangelisti: S. Marco, S. Luca, S. Giovanni, S. Matteo ( Foto 1-2).

Sulla parete sud , sopra la porta della sacrestia, è raffigurata una Madonna con Bambino, affiancata da S. Sebastiano nelle due versioni, martire e soldato ed in basso a sinistra ancora i SS. Sebastiano e Rocco ( Foto 8).

La parete di fronte è occupata fa un’Ultima Cena con il ritratto del probabile donatore dell’opera ( Foto 10) . Sulla parete di fondo la Crocifissione con le relative scene e simbologie ( Foto 6).

 

 

 

Nel corso dei secoli la scarsa manutenzione l’incuria dell’uomo hanno causato gravi perdite e compromissioni di parte delle decorazioni esistenti, rendendo necessario un intervento radicale nel tentativo di riportare l’opera alla sua pregevole situazione originaria.

Dopo i lavori di restauro della struttura muraria e del gesso, determinante è stato l’intervento di asportazione del terrapieno a ridosso della parete Nord della e la creazione di una intercapedine creata tutt’attorno all’edificio con lo di eliminare la forte umidità che ricadendo per capillarità lungo le pareti ha deteriorato intonaci e decorazioni ivi esistenti.

A seguito di sondaggi e ricerche finalizzate al recupero della superficie pittorica rimanente si è accertata la presenza di varie zone dipinte ed in discreto stato di conservazione, occultate sotto uno o più strati di calce e/o intonaco di alcuni centimetri di spessore ( Foto 7-9) .

Già dai primi interventi volti al ripristino della situazione originaria si è potuto valutare la consistenza e lo stato di degradi della superficie affrescata; oltre ai danni naturali provocati dall’umidità e dai terremoti si possono notare tutt’ora gravi lacerazioni e perdite di superfici dipinte a causa di manomissioni e interventi umani.

 

 

 

Infatti, l’aggiunta della sacrestia sul lato Sud dell’abside , con conseguente creazione di una porta e spostamento della finestra, ha comportato demolizioni e danneggiamenti alla parete dipinta ( Foto 8) . Nel 1630 inoltre , la collocazione dell’altare ligneo policromo e dorato con inserita la pregevole tela di Domenico Carpinoni raffigurante i santi titolari della chiesa ( oggetto di restauro e ora nella cappella antistante la porta d’ingresso), ha comportato ulteriori aggravamenti della situazione pittorica. Forse è in questa occasione che si è proceduto al “risanamento” delle pareti in disgregazione mediante intonacatura e scialbatura delle dipinture soprastanti.

 

 

 

L’intervento di restauro appena concluso , suddiviso in due fasi , è consistito nel riportare in vista le decorazioni nascoste tramite l’asportazione delle sovrammissioni con tecniche varie, bisturi – impacchi – soluzioni chimiche – ecc.; successivamente si è proceduto alla pulitura dei dipinti dalle sostanze estranee e dallo sporco; fessurazioni e picchettature sono state chiuse con malta composta di sabbia , polvere di marmo e grassello di cale.

Per completare i lavori e premettere una buona lettura dell’insieme si è reso necessario intervenire con ritocco pittorico ad acquerello e, ove necessario e possibile, con reintegrazioni per eliminare le lacune più deturpanti.

Tutte le operazioni sono state eseguite da esperti restauratori sotto la sorveglianza dei tecnici dell’Ufficio Beni Storico – artistici della Provincia Autonoma di Trento che ha finanziato l’intervento di restauro ( Costo complessivo dell’intervento sugli affreschi Lire 65.500.000.=). Tempi di esecuzione compresi tra luglio 1993 e aprile 1994.

 

 

 

 

APPENDICE  VITA AMARCORD - FRAZIONE DI PERGNANO / “COME IL FIORDALISO IN UN CAMPO DI GRANO : IL PASSATO A COLORI “ ( TESTO ‘PUBBLICO’ A FIANCO DELLA CHIESA DI PERGNANO 

Le vecchie fotografie ci consegnano un passato in bianconero.

Quelle sottoesposte ne danno una rappresentazione perfino cupa. In realtà il passato rurale,  nei ricordi delle persone, negli acquerelli degli artisti e nei resoconti di viaggio, è un tripudio di colori.

Di nero c’erano solo le striature della fuliggine sui muri delle case , le veste e gli scialli delle donne. Nero il colore , frequente e prolungato, del lutto.

Il resto, agli altri colori. Il territorio era intensamente e variamente coltivato fino ai novecento metri di altitudine. E dunque ad una ricca tavolozza contribuivano , a primavera le fioriture di tanti alberi da frutto sparsi per ogni dove, liberi di crescere e vivere secondo la loro natura ed in stagione i loro frutti, dalle cotogne giallo oro halle mele di varietà svanite nel nulla, dalle prugne giallo smorto e dalla buccia sottile alle ciliegie piccole e acidule ma buone per quanto era arduo coglierle.

 

 

 

L’estate portava l’oro del grano e con esso l’azzurro dei fiordalisi, specie in via di estinzione, “fiore degli incantesimi “ e dell’amicizia gratuita.

<< Portava i papaveri dalle foglie setose ed i garofanini tenuti nelle latte della conserva di pomodoro e nei secchi inservibili;  a fine estate fioriva il grano saraceno passando dal bianco rosato al violaceo.

L’autunno esaltava tutti i colori , un foliage breve quanto intenso, al quale contribuivano vigne che non sempre erano in grado di ricambiare , in gradi zuccherini, le cure ricevute.

Lunghe file di gelsi, frondosi anelli della catena della seta, salici da vimini presso l’acqua.

Ma le dimensioni sensoriali non si fermano alla vista. Bisogna “riudire” il cigolare dei carri, il vocio onnipresente dei bambini e i richiami esasperati delle madri , i versi assortiti delle bestie ( con curiose interazioni: il m uggito di una vacca che riconosceva i passi della padrona poteva spegnersi all’intimazione – Tasi, Taci! – di quest’ultima), i messaggi e i richiami delle campane e di nuovo il suono dei campanacci e campanelli, il battere ritmato dell’apposito martèl sulla falce  - il fer da segar ... . E di converso i silenzi insondabili per noi che di notte , a qualunque ora udiamo il rumore di aerei dei quali, di giorno, seguiamo distrattamente le scie che si intersecano nel cielo.

 

 

 

Per non parlare degli odori: del letame nella cort, della pioggia che morde la polvere e gli acciottolati , della stalla, dei pozzi neri, del fieno, delle vinacce, delle botti alla fontana e del sapone da bucato, della onnipresente polenta, raramente della carne nel tegame ( un altro profumo,  dicono gli anziani , ma forse parlano del profumo dell’appetito).

.L’odore autunnale dei malli di noce stesi a schiuder sulle aie mescolato al profumo delle fette di mele stese a seccare. Il profumo del rametto di assenzio ( medec maister, il medico prodigioso) , re dei bordi delle strade ) quando le strade erano anche un ecosistema, in bocca ai papà quando tornavano da messa, la domenica.... 

L’odore pungente del tabacco da presa , quello sgradevole dei bachi da seta. L’odore degli incendi, raggelante e mortifero e tanto più raggelante  quando al fuoco seguiva la pioggia .

I colori di oggi? La rivista del Parco Naturale Adamello - Brenta parla di “costose fioriture artificiali” e nota che “ si scuriscono le cinture dei paesi giudicariesi”.

Un verde generico – noccioli, robinie, aceri frondosi e più cupo dove sono state messe a dimora le conifere  - si è sostituito ad una tavolozza pregiata. Al rosso dei papaveri si è sostituito il rosso della rosa canina, giunta si può dire fin sugli usci di casa.

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PERGNANO ( Pedergnany in un documento del 1291, Pedergnani nell’urbario del 1447) era la Villa più popolosa di San Lorenzo ( 46 famiglie per 251 persone nel 1898). I suoi abitanti , chiamati, chissà perché, spersatéi ( formaggelle di pesche) rispettavano gli appuntamenti che contano. Il 16 agosto , festa di san Rocco , loro patrono estivo, giorno di sagra nonché giornata cruciale per la fienagione sul monte, stavano “tutti a casa” secondo un cronista ammirato. Già nel 1497 la Villa si dà uno statuto ( “strumento di poste e consuetudini” ) , andato perduto,  per regolare l’uso del territorio. Nel 1593 rientra nello Strumento della Comunità delle Sette Ville del Banale.

Nel 1682 la Villa approva un’ulteriore Carta di Regola. In queste Carte si coglie vivamente la tensione tra soggetti e interessi contrastanti , far Vicinie, fra Vicini, con riferimento alle proprietà private e in materia di boschi collettivi. L’intento di salvaguardare la proprietà comune – pure acutamente avvertito tanto non si esitava a incoraggiare le denunce col dare al denunciante una parte dell’ammenda – cozzava contro i bisogni elementari di una popolazione prostrata e in continua crescita , e questo fin dal Novecento.

Anziani raccontavano di essersi visti sequestrare da bambini una fronda ( dagia) ciascuno di abete rosso che portavano alle mamme per “metter su la cena”.

 

 

 

Nelle mezze stagioni chi poteva portava le bestie “in masàdega”, vale a dire nelle case di mezzo monte ( case da mont) . Lo faceva , come diremmo oggi, per accorciare la filiera e no dover portare “giù” il fieno e “su” il prezioso letame. Si trattava di una pratica fortemente connaturata alla morfologia del territorio, caratteristica, in zona, di san Lorenzo e Dorsino. Una delle conseguenze ricordate più volentieri di questi soggiorni stagionali era l’allentamento delle rigide convenzioni sociali che opprimevano soprattutto i giovani. In masàdega i giovani potevano parlarsi, nascevano affetti. Questa libertà è evocata in molte parti dell’arco alpino, a partire dal Tirolo, con modi di dire spiritosi e vitali.

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EXTRATIME by SS/ In cover in tandem Hector Guillermo Sottovia , argentino di Buenos Aires, con Annarosa Sottovia, perché entrambi ... made in San Lorenzo in Banale e promotori della “Reunion Sottovia” prototipo in the world.

Quindi in apertura di fotogallery partiamo dal ...nostro arrivo a San Lorenzo in Bagnale dove ancor prima di scendere dalla macchina ho fotografato la vecchia chiesa di San Lorenzo ora adibita a teatro ( come sopra descritto ).

Mentre della nuova chiesa dedicata a San Lorenzo vi propongo sia la facciata esterna che la fonte battesimale e una vista panoramica all’altare maggiore.

A questo punto siamo stati accompagnati da Amedeo? al ‘ritrovo-rifugio’ Ristorante Erika, da dove segnaliamo in foto-certificate le note montagne dell’Adamello-Brenta indicate con tanto di ‘altezza’ specifica nei relativi cartelli segnaletici.

 

 

 

 

E a seguire il saluto di benvenuto a tutti i SOTTOVIA da parte di Amedeo a fianco di Hector Guillermo che ci saluta calorosamente da bravo ‘argentino di Buenos Aires ma originario di San Lorenzo in Banale’.

Quindi in tandem Mariano Sottovia assieme a mio nipote Roberto, poi quasi tutto il gruppo in foto poster prima di andare a pranzo, con da sx in basso  Mathias con papà Hector Guillermo e mio nipote Roberto, al centro in piedi da sx Luciana ( la più ‘anziana’ di tutti’) Amedeo , la moglie argentina di Hector Guillermo, Anna Rosa, Adelina, alle loro spalle da sx  XY, Stefania ‘depositaria’ dell’albero genealogico fin dall’origine, Roberto, Sergio il sottoscritto in maglia rossa, Mariano con sua moglie Cristina? ( gestiscono la tabaccheria-edicola in paese).

Più ristretto il gruppetto poi fotografato all’entrata del locale con gli ormai noti nomi sopracitati e col rilassato cane di Annarosa ( lei tra le mani ha uno dei miei Libri di Sport che ho consegnato ai vari Sottovia presentì).

 

 

 

 Ovviamente potrei raccontarvi tanti aneddoti ‘emersi’ dai tanti amarcord dei Sottovia presentì anche con i loro familiari, tra cui Sergio Franzoso il marito di Adelina ( abitano a Bolzano e gestivano una edicola) che mi ha detto di essere originario di Contarina e che sua sorella abitava a Crespino ( il mio paese) ed aveva sposato un certo Giuseppe Turati, che...ben ricordo perché sua nipote Carmen aveva sposato mio fratello Luciano poi emigrato in Australia ( vedere sua Storytelling qui su www.polesinesport.it, anche perché ha fatto 2 volte il ‘300 perfect game ‘ a ten pin bowiling nel 1965 , ovviamente record mondiale imbattibile e soltanto eguagliabile) .

Ma non voglio parlare oltre della ‘reunion’ Sottovia , basta solo ricordare il valore anche metafisico e prototipo in the world dell’incontro avvenuto guarda caso a San Lorenzo in Banale , la location certificata tra “I Più Bei Borghi d’Italia” dalla relativa Associazione sopra certificata anche a livello internazionale.

Anche per questo, dopo la foto di gruppo che vi propongo ‘post pranzo’ da Erika, diventa essenziale proporvi anche le ‘bellezze’ che abbiamo visitato a Pergnao, frazione di San Lorenzo in Barale, e specificatamente le opere d’arte della chiesa( le foto parlano da sole visto le citazioni già fatte) dei santi Rocco e Sebastiano spiegati da Roberto Sottovia a... Roberto Sottovia mio nipote , ma anche al sottoscritto e alla famiglia argentina di Hector Guillermo, con tanti amarcord personali anche di Annarosa ora abitante a Padova.

 

 

 

 

La quale Annarosa ci ha mostrato anche la sua casa natale, dove ha abitato da bambina, raccontandoci la vita della madre e del padre tra ...orto, galline, sfalcio erba sui monti, lavori di falegnameria, i muri imbruniti all’interno della casa , le scale strette della casa adiacente che aveva anche il ‘diritto di passaggio’ in caso di morte, visto che la bara non riusciva ad ‘uscire’ direttamente dalla troppo stretta scala della casa confinante dei vicini.

A questo punto, dopo avervi mostrato anche la facciata della casa dell’indigeno Roberto Sottovia ( vedi immagine del Cristo sotto la data 1847) , salutiamo anche noi nella fotogallery San Lorenzo In Banale certificato tra “I Borghi Più Belli d’Italia” sia nell’immagine segnaletica che all’entrata del paese, con tanto di scritta a ‘raso-erba’ ben visibile.

 

Sergio Sottovia

www.polesinesport.it