Violenza e “squadrismo” in Polesine all’epoca di Giacomo Matteotti/ Pubblicato da Martini & Bolognesi, by PADUSIA, il libro “ Io sono un uomo libero e onesto. Stefano Ravagnani 1921-2021 nel centenario dell'omicidio…”


E’ stato pubblicato in Altopolesine, il libro “Io sono un uomo libero e onesto. Stefano Ravagnani 1921-2021 nel centenario dell'omicidio. Documenti e atti giudiziari, by Padusia, Castelnovo Bariano 1921, Tipografia Pixartprinting, pp. 132. Ricostruzione storica di Eugenio Martini, elaborazione storica di Riccardo Bolognesi. Con l'indice scandito in premesse, quadro storico, fatti, documenti,  atti giudiziari, foto d'epoca.
Non un fatto fine a sé stesso, ma un fatto rappresentativo di quello che gli storici hanno definito lo “squadrismo” del periodo fascista…nella sua realtà raccontata anche recentemente su alcuni libri dedicati alla ‘figura’ storica di Giacomo Matteotti, il ‘socialista’ particolarmente attivo in Polesine e in Parlamento.
Ecco, lo “squadrismo” è stata una realtà amara che ha ‘prevaricato oltremisura’ sui diritti della gente, con tante morti… inutili.
Basta pensare che “Il 10 marzo 1921 Matteotti aveva denunciato in Parlamento, facendo nomi e cognomi dei mandanti, i numerosi episodi di squadrismo agrario nella zona di Rovigo…” – come scrive Claudio Fracassi nel suo ‘corposo volume’ di ben 500 pagine dal titolo “ Matteotti e Mussolini – 1924 il Delitto del Lungotevere” nel quale , a fronte di un intervento di Matteotti a Boara durante uno sciopero affrontò la forza pubblica che proteggeva i ‘crumiri dell’Alto Veneto’.
Tant’è che i notabili della zona lo avevano preso di mira : il loro organo, << Il Corriere del Polesine>>, arrivò a scrivere un articolo dal titolo eloquente:<< Il Dottor Matteotti deve scomparire”.
Come effettivamente successe nel pomeriggio del 10 giugno 1924, quando Matteotti veniva rapito sul Lungotevere a Roma da 5 fascisti che lo caricarono in macchina , pestato a sangue e accoltellato. Con il suo corpo portato sulla Via Flaminia e seppellito lontano dalla Capitale , per essere infino ritrovato soltanto il 16 agosto , ben 2 mesi dopo.
Questo era il ‘clima’ di un periodo che ha visto operativo lo ‘squadrismo’ in tante parti d’Italia, come hanno raccontato anche Diego Crivellari nel suo libro di 80 pagine dal titolo “Matteotti e l’antifascismo in Polesine: crisi e continuità, memoria e futuro>>, e come domani venerdì 7 cm racconterà ad Adria il senatore Riccardo Nencini, presentando la sua opera letteraria dal titolo “Solo” , in una specie di romanzo.-verità su Giacomo Matteotti, alla presenza del sindaco Omar Barbierato, di Antonio Giolo referente della biblioteca, quindi Lodovica Mutterle direttrice della casa-museo Matteotti di Fratta Polesine.
Per certi versi un padre della patria, Giacomo Matteotti, in un periodo in cui lo ’ squadrismo” anche in Polesine per un ventennio , finanche ai 43 Martiri di Villamarzana ( 15.10.1944, epoca Resistenza) ha fatto troppe vittime di violenze inconcepibili, fino addirittura alla morte.
Come è successo a persone del vissuto quotidiano , come anche a Stefano Ravagnani in Altopolesine nel libro che nel seguente reportage è ‘promosso’ con passione dal Prof. Franco Rizzi cantastorie dell’enclave altopolesano, dove PADUSIA ( da Padus…) è la voce storica del Po e della sua Gente fino al Mare Adriatico.

MAIN NEWS ( di Franco Rizzi, mail 05.01.2022)/ CASTELNOVO BARIANO: IL SESTO LIBRO DI PADUSIA "IO SONO UN UOMO ONESTO"; UN GIALLO POLITICO RISOLTO SOLO DOPO UN SECOLO
Padusia è un'associazione culturale basata sul volontariato. Nata nel 2015, diffonde da allora la storia locale riguardante l'ex Transpadana Ferrarese. Questa sino al 1815 appartenne a Ferrara, un lungo, sottile lembo di terra tra Canalbianco e Po, da Melara ad Ariano, dove la parlata è ancora estense, esprimendone l'ancestrale sensibilità collettiva.
Il sindaco Massimo Biancardi si complimenta con i "i soci di Padusia per la loro disinteressata e preziosa ricerca d'archivio a onore della nostra terra. Ad inizio 2022 il loro sesto saggio, Io sono un uomo libero e onesto, a svelare dopo troppi decenni la matrice fascista di un assassinio feroce".
Parliamo di Io sono un uomo libero e onesto. Stefano Ravagnani 1921-2021 nel centenario dell'omicidio. Documenti e atti giudiziari, Padusia, Castelnovo Bariano 1921, Tipografia Pixartprinting, pp. 132. Ricostruzione storica di Eugenio Martini, elaborazione storica di Riccardo Bolognesi. (FOTO ALLEGATA, LA COPERTINA). L'indice è scandito in premesse, quadro storico, fatti, documenti,  atti giudiziari, foto d'epoca.
Stefano Ravagnani, bracciante 37enne, sposato con 8 figli, fu assassinato ad Arella, frazione castelnovese, da una squadraccia fascista a causa delle idee socialiste divulgate allora da Giacomo Matteotti. Nella sparatoria rimase casualmente ucciso dal fuoco amico il fascista bergantinese Vincenzo Zanella, che, poi, il regime mussoliniano esaltò come martire, trucidato dai "sovversivi".
Alle politiche del 1919 i socialisti arrivarono al 73% dei suffragi, Giacomo Matteotti raggiunse circa 100 mila preferenze. Alle amministrative l'anno dopo i socialisti conquistarono tutti i 63 Comuni da Melara a Porto Tolle, "la provincia più rossa d'Italia". Intanto scioperi agrari durissimi, braccianti contro padronato, che finanziò il fascio combattente rodigino. Nel 1921 dilagò lo squadrismo mussoliniano tanto che in Polesine vi furono "una ventina di vittime, centinaia di feriti", la disarticolazione di ogni forma politico-sindacale matteottiana. A metà aprile tutte le amministrazioni comunali si dimisero. A metà maggio alle politiche i socialisti passarono dal 73% al 24% dei suffragi. A inizio dicembre l'assassinio del bracciante socialista Stefano Ravagnani e dello squadrista Vincenzo Zanella.

 

IL GIALLO POLITICO
l'8 dicembre 1921 in località Canton Giacomelli (Arella di Castelnovo Bariano) presso l'osteria di Pietro Castagnari fu rinvenuto il cadavere di Vincenzo Zanella (aveva "la tessera del fascio di combattimento e una rivoltella automatica carica a sette colpi"); Stefano Ravagnani era ancora vivo agonizzante, tanto da "fare i nomi dei suoi assassini: Candido Casari e Oddone Zanella... morì nell'osteria stessa alle 3.30 di quella notte"
L'omicidio politico fu pianificato dal fascio di Bergantino. Una ventina di fascisti assalirono l'osteria, bastonarono gli avventori davanti alla stessa. Solo Stefano Ravagnani, conosciuto dai fascisti, si rifiutò di uscire, dicendo, "sono un libero cittadino, non faccio male a nessuno, sono qui solo per bere un bicchiere di vino". Allora Vincenzo Zanella lo assalì con un bastone e i due lottarono, sulla porta i fascisti Candido Casari e Oddone Zanella (cugino di Vincenzo) spararono "circa dodici colpi di rivoltella all'indirizzo di Stefano Ravagnani, ma poiché i due erano avvinghiati, colpirono anche Vincenzo Zanella".
Allora Massa Superiore (l'odierna Castelmassa) aveva tenenza dei carabinieri, carcere mandamentale e pretura I carabinieri e il pretore Cesare Pagano avviarono le indagini per cui si risalì presto a colpevoli e mandanti. Ai primi di gennaio 1922 il pretore Pagano emise un mandato di cattura per gli assassini Candido Casari e Oddone Zanella e si avviò il processo che presto fece emergere la verità, certificata in agosto ma i due si erano subito dati alla macchia.
Il 28 ottobre 1922 con la marcia su Roma Mussolini andò al potere, un mese dopo una grande amnistia "rimise in libertà centinaia di fascisti in carcere per gravi reati politici. Per effetto di questa il 4 maggio 1923 venne revocato il mandato di cattura per gli ancora latitanti Candido Casari e Oddone Zanella e chiesto il non doversi procedere per tutti gli imputati".
Durante il ventennio fascista "la figura di Stefano Ravagnani passò nell'oblio, mentre quella di Vincenzo Zanella assurse all'eroismo. Gli venne intitolata una via a Bergantino, commemorato ogni anno con manifestazioni pubbliche ed esaltato dalla classica retorica nei libri di storia".
Solo il 9 ottobre 1945 la procura di Rovigo revocò il provvedimento di amnistia per Candido Casari,  Oddone Zanella e gli altri squadristi. I due assassini furono incarcerati e l'11 novembre 1946 condannati. Il 9 febbraio 1948 una nuova amnistia li fece uscire dal carcere. Oddone Zanella aveva fatti 3 anni, Candido Casari 1 e 8 mesi.
EXTRATIME by SS/ In cover Stefano Ravagnani persona semplice e comune come tanti che hanno subito violenze dallo 'squadrismo' come il 'grande' Giacomo Matteotti.

Quindi ancora Stefano Ravagnani nella fotogallery  e nella copertina del Libro “Io sono un uomo onesto e libero” edito by Padusia , significativa ricostruzione storica di Eugenio Martini, elaborazione storica di Riccardo Bolognesi.

Franco Rizzi & Sergio Sottovia
www.polesinesport.it