POLESINE GOL 2 - Campioni & Signori

FAVOLOSI QUEGLI ANNI

Ho aperto il primo libro di Sergio e sono entrato nella macchina del tempo. Una piccola deliziosa astronave piena di nomi, facce, momenti, storie. E, soprattutto, uomini. Di calcio. Il sorriso di Saul Malatrasi che ha giocato con il Mago dell’Inter (Herrera) e con il Paron del Milan (Rocco) ed è salito sulle cime più alte del mondo. I racconti di guerra e di football di Celestino Celio. Gli scudetti di Eraldo Mancin, uscito dalla campagna di Polesine Camerini e sbarcato a Cagliari, sull’Isola Felice. Poi Piero Carnacina, grande amico, giovane per sempre. Nino Costantini, lo scultore Zancanaro. E quel furbone di Piero Cavallari. E - in completa anarchia di schemi e di tempo - il prete volante don Mario Bisaglia con il suo Rovigo e il suo Carletto Spolaore. E altri, tanti: i due «Costanti». Tivelli che fa gol a San Siro, al Milan, e Mantoan, esploratore e pioniere.

Ho letto il secondo libro di Sergio e attraversato i favolosi anni sessanta-settanta. Forse (per me) i più belli, caldi, indimenticabili. Ho cominciato a scrivere, si fa per dire, di calcio a sedici anni. Per il Carlino di Rovigo. A Porto Tolle c’era la Coppa del Delta, per noi era solo il «Girone dell’Ente». Torneo delle frazioni. Un esaltante contenitore di fantasie, scontri, baruffe, sgangherati percorsi in Vespa. Il primo incarico della redazione: «Mandaci i tabellini». Soltanto? «Quelli e basta». Nemmeno due righe? «Va bene, due. Ma soltanto due. Non allarghiamoci...». E allora scrivo: «I panzer di Ca’ Mello travolgono l’Oca Marina». «Il Ca' Tiepolo espugna Santa Giulia». «Pari e patta fra Boccasette e Polesine Camerini». Poi, la mattina, prestissimo, a comperare il giornale all’edicola Callegarini in piazza a Porto Tolle. E leggevo e rileggevo le due righe. Avevo sedici anni ed ero felice. Poi un giorno hanno messo, per la prima volta, la sigla: g.b. Mamma mia, che bello.

Queste erano emozioni vere. E dentro c’era la mia vita, i miei sogni, il mio giornalismo, gli amici veri. Molti li incontro e li rivedo nelle nuove pagine di Sergio Sottovia, scrittore di calcio e di dolcissimi sentimenti. Poi sono andato a lavorare a Rovigo, in redazione. Ho seguito i dilettanti: Contarina, Adriese, Arianese. E la squadra della città, in serie D. Ho viaggiato con il Rovigo di Romolo Camuffo, vero scopritore di talenti (due: Aldo Serena e Alessandro Del Piero), e scritto cronache e pagelle.

Molto tempo dopo sono passato alla Gazzetta. Ci vivo dentro da quasi trent’anni, una vita di corsa, di stress e di emozioni. Molte sbiadite o cancellate dal troppo, esagerato calcio. Ma quelle due righe sulle squadre del «Girone dell’Ente» sono stampate (con il piombo) nel ricordo.

Sergio ci regala il secondo volume, un’altra carrellata di volti e storie. Con la serie A di Italo Bonatti, Angelo Rimbano. E il «funambolo del gol» Silvano Cester e l’opera di Berto Cavallari, il "geometra" portotollese. Secondo libro, quindi penultimo. Vero, Sergio? Sulla terza astronave mi piacerebbe veder salire i vecchi amici e compagni di viaggio Ottorino Veronese (Rimini e Rovigo), Luciano Negri (Spal e Contarina), Toni Pavanati (Padova e Arianese), Sergio Binatti (Sottomarina e Scardovari). Così, per rinfrescarmi la memoria.

Germiano Bovolenta de 'La Gazzetta dello Sport'