POLESINE GOL 3 - Campioni & Signori
“…il vecchio che sul ponte della petroliera scrutava le luci del paese sfiorato nella corsa, che si riverberavano sull’acqua in un incendio di colori lividi. – Quella è Contarina – esclamò il pilota battendogli una mano sulla spalla…”
E’ un passaggio di “scano boa”, romanzo meraviglioso ambientato nel delta del Po, uscito dalla penna (si, mi piace pensare che lo abbia scritto a mano su dei fogli bianchi, senza usare la macchina da scrivere ne tanto meno il computer) di Cibotto, colui che più di ogni altro mi ha emozionato scrivendo del Polesine.
Il Polesine narrato da Cibotto non è quello che ci si presenta sotto gli occhi ora, è un Polesine padre, nonno di questo, che si narra spiegandoci da dove veniamo. D’altronde il nome “Polesine” deriva dal latino medievale “policinum”, vale a dire “terra paludosa”. Anticamente indicava uno dei tanti isolotti piatti di terra emersa che si trovano all’interno del corso del fiume, dal carattere precario e destinato ad essere nuovamente sommerso alla successiva alluvione. Fino a qualche decennio fa questa immagine poteva essere considerata estremamente rappresentativa della nostra terra, adesso mi sembra di poter dire che qualcosa è cambiato!
Sottovia scrive di cose di ieri e di oggi, ma lo fa con quel garbo antico che viene da lontano, trasmette, pur occupandosi di argomenti diversi, gli stessi odori e gli stessi sapori di Cibotto.
Unisce “Polesine” e “gol”, vale a dire il calcio del nostro isolotto, e già dal titolo: “Campioni e Signori”, si capisce che ci racconterà delle storie con tonalità differenti da quelle che ognuno di noi, ahimé, si è abituato a subire quotidianamente.
Oramai ci sembra normale accettare supinamente che televisioni e carta stampata propongano in modo diffuso arroganza e maleducazione, che ci sia una ricerca forzata dello scoop e della polemica a tutti i costi, con poco rispetto per le persone, anche di fronte a situazioni tragiche. Le nuove generazioni sono il frutto di quello che vivono attorno a loro, e a me piace pensare che quello che scrive Sottovia vada in controtendenza rispetto a quanto sopra, e che cerchi di dare un suo piccolo contributo per una dimensione più umana delle cose.
Per tutti Sergio è un giornalista, per me no! Aldilà dell’amicizia che ci unisce e che me lo fa apparire prima come uomo che come professionista, direi che per i suoi modi, la sua etica, e i contenuti di ciò che scrive, sia poco assimilabile alla varia umanità che popola il mondo del giornalismo di oggi. Credo che il termine più adeguato per definirlo sia: “cantastorie”, non nel senso di “racconta favole”, ma perché le cose che scrive sono frammenti di vita incorniciati da passione vera, destinati alla gente, a persone, non a clienti.
Nelle narrazioni che compongono questa collana di libri si avverte sempre il gusto di chi scrive, la partecipazione negli eventi, piccoli o grandi che siano, la vicinanza con le persone di cui si sta raccontando, quasi come se ci camminasse a fianco.
In un mondo che cambia di continuo, dove Contarina non c’è più come una volta, dove il pilota oggi direbbe: “quella è Porto Viro” e dove domani si è già dimenticato, o consumato, quanto fatto oggi, è bello ripercorrere passati più o meno recenti, come è bello leggere di persone che conosci o hai conosciuto o anche soltanto visto, ma pure di chi non conosci affatto.
Mi fa piacere che ci sia una persona come Sottovia che si è presa la briga di salvare nella memoria e in qualche modo trasmettere capitoli del calcio del nostro isolotto a chi non c’era, ma anche, perché no, a chi c’era. Mi ha onorato far parte di questi racconti, e mi onora accompagnare questo nuovo nato.
Luca Gotti - Allenatore Professionista